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Alcuni scorci di Ascoli Satriano

Ascoli nel passato

Concittadini illustri

Liliana Rossi

Liliana Rossi nacque a Bovino il 4 novembre 1932, ma visse ad Ascoli Satriano. Gli anni in cui ha vissuto, tra il 1932 e il 1956, sono stati sicuramente i più difficili, perché hanno visto le vicende terribili del fascismo, delle leggi razziali, della guerra, della distruzione, ma sono anche stati gli anni che hanno prodotto grandi cambiamenti: la nascita della repubblica, la costituzione, il ricostruirsi dei partiti politici, il voto alle donne. Questi fermenti Liliana li ha vissuti proprio tutti dalla prospettiva di un piccolo paese diviso tra Signori e Cafoni, ma anche con l'occhio di chi dalla famiglia borghese ed in particolare dalla madre napoletana, donna di cultura, amante della musica, ha la spinta a coltivare lo studio e la musica, ad affinare l'intelletto ma anche a non trascurare la povera gente che il padre medico, quotidianamente curava in paese e nelle campagne circostanti Ascoli Satriano. Nel 1948, Liliana consegue la maturità classica presso il Liceo Classico di Foggia, si iscrive all'Università di Napoli, studia giurisprudenza e si laurea brillantemente con una tesi sulla Costituzione Italiana, scrive articoli sulla libertà religiosa, sui tribunali militari, sul partito socialista svedese. Contemporaneamente ha conseguito il diploma di violino, segue la scuola di perfezionamento a Siena, organizza con gli amici di Foggia il circolo del cinema, partecipa ad un concorso all'orchestra Scarlatti di Napoli, viene chiamata alla Rai di Bari. Subito dopo la laurea, si iscrive al PCI e si dedica ad una partecipazione attiva. Negli incontri di caseggiato con le donne contadine e braccianti Liliana si scontra con una condizione di vita cui non è abituata e quasi si vergogna di essere testimone di tanta miseria. In particolare la sua solidarietà si esprime verso le donne, escluse tra gli esclusi, sottomesse ai maschi di casa secondo la secolare consuetudine del sistema patriarcale, ed organizza incontri in cui insegna alle ragazze elementari norme igieniche e i rudimenti dell' alfabetizzazione. E' emblematico l'episodio di un comizio, tenuto ad Ascoli un mese prima della sua morte, in cui alla fine venne accompagnata a casa in trionfo da una fiumana di donne. Era la prima donna a tenere un comizio, tutto il paese era accorso a sentirla e Liliana parlava in modo chiaro diretto, di cose concrete e tutti riuscivano a capirla. Le testimonianze di tutti confermano come tratto fondamentale del suo carattere la semplicità, la concretezza, la dolcezza, l'amore per gli altri. Un tratto che Liliana aveva certamente appreso dalla relazione di affidamento e fiducia che aveva con la madre, che aveva arricchito con la sua formazione cristiana e cattolica e che aveva trasferito nel suo impegno sociale e politico, per il riscatto delle classi meno abbienti, escluse dai diritti fondamentali di lavoro, di studio, di riconoscimento della propria dignità di persona. Sono gli anni della riforma agraria, delle lotte dei braccianti di Cerignola, di Torremaggiore; i contadini, i braccianti, il popolo, vivevano in tuguri malsani senza fognature, senz'acqua, senza energia elettrica e, quel che più conta, senza mangiare. Anche in politica è stata una precorritrice, precorritrice di qualcosa che negli anni sarebbe diventato diffuso, essere cristiana e comunista; ma sono gli anni della scomunica per chi milita nei partiti socialista e comunista. Anche in questo Liliana conserva la sua specificità femminile: sfugge alle catalogazioni e mette insieme piani diversi, a volte perfino contraddittori, e fa politica non sulla base di presupposti ideologici ma come agire concreto, si prende cura del proprio ambiente, cerca di porre rimedio alle ingiustizie, estende agli altri la libertà che ha conquistato per sé, cerca di sanare i conflitti interponendo la sua capacità di mediazione. Questo essere comunista e credente e praticante, che lei viveva con naturalezza, le creò sospetti e antipatie, nel partito per la sua origine borghese, nel Liceo Musicale di Foggia, dove a lei apprezzata violinista fu offerta una cattedra di lettere, negli ambienti borghesi che vedevano in malo modo il suo interesse per quegli straccioni, nella chiesa ufficiale, dove portava scompiglio. Segno di questa contraddizione l'episodio legato alla sua morte improvvisa a soli 24 anni, il 18 giugno 1956. Benedetta dai sacramenti quando era ricoverata presso gli OO.RR. di Foggia, le vengono negati i funerali religiosi ad Ascoli. Ma la sacralità negata viene compensata dall'accorrere di ragazze vestite di bianco da tutte le strade del paese, a far da ala al grandioso corteo che l'accompagna al cimitero. E' quasi una forma di gratitudine, una restituzione da parte di quelle ragazze alle quali Liliana aveva insegnato non solo a leggere e scrivere ma anche il senso di una nuova dignità.

 

Fonte testo: www.ascolisatrianofg.it